Savoir-faire artigianale e tecnologie produttive d’avanguardia: Building Objects

Pubblicato
07 Jun 2019
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Di Antonella Boisi
Mario Cucinella ispirato dai suoi progetti di architettura disegna una collezione di oggetti che mixano cultura, savoir-faire artigianale e tecnologie produttive d’avanguardia.
“Mi piaceva l’idea di trasformare il nostro lavoro creativo sugli edifici, macro-oggetti che sono luoghi di vita e relazione, in micro-oggetti che stabiliscono altri tipi di rapporti quotidiani con I fruitori, altri punti di vista, riconoscibili come parti di un tutto”, ha spiegato l’architetto Mario Cucinella che si è presentato all’appuntamento della Milano Design Week con una sorprendente collezione di Building Objects.
Sedici pezzi unici, tra vasi, centri-tavola, piatti decorati, posate battute a mano, liberi da commesse e condizionamenti, ispirati da elementi formali o strutturali di celebri architetture da lui progettate nel mondo.
Nell’essenza, un omologo a scala differente. “Tutto è iniziato come un esercizio divertissement, poi, come sempre, da cosa è nata cosa: un nuovo logo Mario Cucinella Design, uno specific team all’interno dello studio MC A a Bologna, una serie di connessioni”, continua. “Abbiamo ripreso temi e riferimenti dalla cultura etrusca su cui stiamo lavorando (Cucinella sta realizzando il Museo Etrusco a Milano per la Fondazione Luigi Rovati, ndr). Ma anche l’esperienza della Biennale di Architettura veneziana (Cucinella è stato curatore del Padiglione Italia nell’edizione 2018, ndr), è diventata foriera di sviluppi. Quando siamo andati alla scoperta di luoghi un po’ dimenticati nel nostro Paese, è stato molto interessante l’incontro con le persone che ci vivono e lavorano. Ha significato ritrovare quel tessuto di cultura profonda del design e dei materiali che è una risorsa meravigliosa per pensare in chiave innovativa nel solco della tradizione”.
La sfida di costruire questa collezione privata è stata infatti condivisa con i più qualificati artigiani italiani specializzati nell’arte del vetro, del marmo, del massello, della ceramica e della terracotta, dell’ottone, dell’acciaio e del tessuto. “Una grande impresa è stata quella”, ricorda, “di realizzare il ‘vaso di spine’ con i maestri della Vetreria artistica Archimede Seguso che mi dicevano che non si poteva fare, inizialmente. O, ancora, utilizzare la pasta di argilla nera stampata in 3D e finita in olio di lino per dar forma al sinuoso vaso ispirato dalla figura della Balena nella nursey school di Guastalla. In un certo senso ho ricondotto l’attenzione ambientale e dei materiali propri delle mie architetture all’idea di preservare e valorizzare un patrimonio di conoscenze secolari, sperimentando, al tempo stesso, tecniche di produzione all’avanguardia”.
Prossimi step? “Per ora i Building Objects restano on demand, stiamo definendone un catalogo digitale di vendita on-line. Mi piacerebbe ampliare la linea di tappeti con Mariantonia Urru e la collezione piatti ma anche testare prodotti nuovi che si riconducono ai paradigmi dell’economia circolare, davvero stimolanti per contenuti etici ed estetici. Questa collezione è molto riferita all’ambito domestico. In realtà, stiamo anche lavorando su arredi per uffici, librerie, divani, cassettiere”.
Articolo pubblicato sul numero di Giugno di